Come la Ricerca scientifica genera impatto attraverso la Terza Missione
Dal 04.04.2024 al 07.07.2024
La Terza Missione tradizionalmente (rapporto Anvur del 2018) è definita come: propensione delle strutture di ricerca all’apertura verso il contesto socioeconomico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze. Tuttavia, dal Manifesto di APENET (Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement) emerge un’ulteriore caratteristica della Terza Missione: la sua funzione nell’interazione tra ricerca e cittadinanza. La ricerca al suo interno, infatti, sta assumendo via via sempre più il ruolo di incubatore di progetti da portare avanti con le persone che non fanno parte del mondo accademico, ne sono un esempio i progetti di citizen science come quelli promossi da ISPRA.
La ricerca è diventata un metodo per la co-creazione e diffusione dei risultati, di generazione di benefici, piuttosto che custode di una cultura esclusiva.
È in questa nuova prospettiva che si inserisce una nuova definizione di Terza Missione che a questo punto non è più solamente promozione del progresso scientifico, bensì rappresenta un’attività strettamente connessa agli altri compiti istituzionali del Dipartimento in particolare della ricerca. La creazione di un percorso olistico che analizzi simultaneamente i molteplici canali che legano la ricerca alle necessità della società - in tutte le sue sfaccettature (salute benessere psico-fisico, benessere economico, pace sociale) - con la volontà di dare risposta agli indicatori dello Sviluppo sostenibile è stato l’ulteriore passo verso l’esterno compiuto dalle istituzioni universitarie.
Se un tempo, allora, l’immagine della torre d’avorio ben rappresentava la relazione tra accademia e cittadinanza, ora sappiamo che questa tipologia di relazione sta andando verso nuove modalità in cui la cittadinanza stessa resta a contatto con la scienza, e crea una relazione.
Le attività di Terza Missione, rappresentano quindi un elemento di collegamento continuo tra ricerca e società. L’outcome è il primo risultato delle attività della ricerca ed è misurabile in quanto visibile, ma questo, a sua volta, nel tempo - non necessariamente nel breve periodo, anzi- attraverso la divulgazione e gli strumenti del trasferimento tecnologico, genera un beneficio per la società che è valutabile in termini di impatto. Pensiamo, ad esempio, allo studio delle malattie infettive di interesse veterinario. La ricerca permette di trovare efficaci strumenti di controllo, portando a benefici per il benessere, la salute e la produttività animale, e quindi indirettamente per la società in genere. In termini più ampi però, questi stessi studi, se correttamente divulgati e comunicati, possono avere implicazioni anche più dirette nella salute umana. Sebbene sia un’evidenza trascurata da molti, le popolazioni animali possono fungere da modello, aiutandoci a comprendere e prevedere fenomeni analoghi nelle popolazioni umane. Basti pensare a come molte delle misure intraprese per il controllo dell’influenza aviare e di altre malattie infettive di interesse veterinario abbiano trovato applicazione (e molto più si sarebbe potuto fare) nel contesto della pandemia da COVID-19.
Ciò che vogliamo dire, è che siamo quindi chiamati a comprendere come le attività di Terza Missione non rappresentano più il fine bensì il mezzo attraverso il quale portare – e a lungo andare anche generare - i risultati della ricerca fatta in Accademia a chi non fa parte dell’Accademia stessa.
(Fonte: Formazione "L'impatto e la Terza Missione")
Utilizzando questa nuova prospettiva è necessario guardare con lungimiranza alle specifiche attività di ricerca del Dipartimento per programmare delle congruenti azioni di Terza Missione che non potranno più essere una lista di iniziative da portare a termine, ma progetti destinati ai diversi portatori d’interesse e pianificati per poter quantificare output e impatti delle azioni individuali e collettive, rispetto ai temi che più caratterizzano la mission del Dipartimento.